Pediofobia, che cos’è

Pediofobia, che cos’è

La Pediofobia è una paura ingiustificata e ingestibile nei confronti di bambole, manichini e burattini. Questi oggetti sollevano molto facilmente inquietudine, poiché hanno un aspetto sufficientemente simile – ma non identico – a quelle di un essere umano. La paura verso questo tipo di oggetti può arrivare a livelli patologici, tanto da sfociare in una vera e propria fobia che può rendere impossibile sostare nella stanza in cui si trova una grossa bambola o un manichino da abbigliamento.

In un famoso negozio di abiti da sposa di Chihuahua, in Messico, la vetrina ospita da quasi un secolo un manichino fuori dall’ordinario: Pascualita, la figlia della proprietaria e deceduta il giorno delle nozze, è stata imbalsamata e utilizzata per esporre vestiti da sposa. I tassidermisti concordano nell’impossibilità di conservare così a lungo un cadavere imbalsamato, specie se esposto in una vetrina. Sebbene anche la storia della giovane e sventurata sposa risulti poco credibile, il senso del macabro e il sottile brivido che ne consegue continua ad attirare potenziali acquirenti per il negozio.

Questa particolare forma di sinistro è stata inoltre sfruttata in numerosi film horror e in alcuni videogiochi. In Nightmare House 2 – videogioco per PC – il protagonista è costretto ad affrontare, tra le altre creature, dei manichini dal comportamento bizzarro: immobili se osservati, cambiano posizione e variano di numero non appena si volta loro le spalle, rendendo la loro presenza particolarmente frustrante.

In modo analogo, anche la visita a un museo delle cere può rappresentare un’esperienza inquietante. Le riproduzioni in cera, infatti, per quanto ben riuscite sono sempre in qualche modo viziate da minime imperfezioni. Questo effetto è stato sfruttato dal film House of Wax, nel quale alcune sculture di cera, dall’aspetto insolitamente realistico, in realtà nascondevano al loro interno dei cadaveri intrappolati dal serial killer di turno.

Anche burattini e marionette possono generare repulsione: se in alcuni casi questi siano stati appositamente utilizzati per suscitare paura, altre volte l’effetto è risultato involontario. Ne I Thunderbirds, serie TV degli anni ’60, al posto degli attori sono stati impiegati dei burattini controllati da sottili fili. Il risultato finale, a detta di molti spettatori, ha un che d’insolito e a tratti è francamente inquietante.

Le bambole rappresentano il prototipo del giocattolo potenzialmente perturbante, e questo è ancor più vero nel caso di produzioni “iper-realistiche”, dove si apprezzano i dettagli accurati a imitazione di un vero neonato, ma anche per le bambole in porcellana e per quelle a dimensioni reali. Sebbene vengano progettate per essere somiglianti ad un bambino, il realismo non è sempre sufficiente. L’immobilità dello sguardo, la fissità delle pupille, il sorriso inadeguato o, peggio ancora, la riproduzione di suoni pre-registrati o movimenti meccanici sono fattori che ci suggeriscono di prendere le distanze da un oggetto che suscita inquietudine e che ci sembra qualcosa di più di un innocuo giocattolo, ma molto meno di un essere reale in carne e ossa.